Ep109 – Serbia, Rio Tinto e le miniere di oro bianco. Il litio di Jadar.

Tratta dal sito ufficiale di Rio Tinto Serbia

Da un mese a questa parte la Serbia è in subbuglio a cause di proteste in diverse parti del paese contro la compagnia Rio Tinto e il loro progetto Jadar. Andiamo a vedere di cosa si tratta.

Ci tengo a specificare che non sono un esperto di attività minerarie, combustibili alternativi o auto elettriche. Quello che vi andrò a raccontare oggi, è frutto delle mie ricerche fatte studiando diverse fonti in lingua italiana, serba e inglese sull’argomento.

Nelle ultime settimane, c’è grande scompiglio in Serbia, per le attività effetuate dall’azienda Rio Tinto riguardo il suo progetto Jadar.

Rio Tinto è una compagnia ango-australiana ed è la seconda società al mondo di ricerche e scavi minerari. Nel 2001, crea una compagnia secondaria qui in Serbia per la ricerca di nuovi minerali nel territorio.

Nel 2004, viene scoperto un nuovo minerale nella valle del fiume Jadar, contente boro e litio. La scoperta viene fatta da uno studioso londinese di nome Chris Stanley. Nel 2007, il minerale è stato registrato con il nome di Jadarite, in riferimento al luogo del ritrovamento nei pressi del fiume Jadar.

Nel 2017, il governo concede una licenza esplorativa alla compagnia Rio Tinto per effettuare ulteriore ricerche, ma a causa di diverse proteste da parte della popolazione, preoccupata per eventuali danni ambientali, nel 2022, tutte le licenze vengono revocate.

Nonostante tutto, a causa delle pressioni politiche ed economiche da parte dei governi e industrie coinvolte, nel Luglio del 2024, Rio Tinto riesce ad ottenere una nuova autorizzazione per continuare le operazioni di ricerca e, il progetto Jadar, torna alla luce.

La nuova decisione, viene giustificata dal governo facendo riferimento a passaggi della costituzione e leggi in vigore che autorizzano tali operazioni sul territorio.

La miniera in questione, si trova nei pressi della citta li Loznica, a circa 120Km ad ovest di Belgrado e lungo il confine con la Bosnia.

Si tratta di un giacimento enorme di Jadarite, una delle potenziali fonti di Litio più grandi d’Europa insieme ai giacimenti portoghesi di cui andremo a parlare in seguito.

Come nella maggior parti dei casi nella storia, le azioni dei governi nonostante vengano promosse come atti umanitari, battaglie per la libertà dei popoli e sforzi per l’avanzamento tecnologico sono sempre guidate da fattori economici. Quello che dobbiamo tenere a mente è che questa miniera, rappresenta una delle risorse principale di litio per i paesi occidentali che vogliono rinforzare la loro posizione sul mercato dei veicoli elettrici rispetto a paesi concorrenti come la Cina.

Interessanti sono anche alcuni comunicati rilasciati da esponenti del governo americano, su diverse piattaforme social dove sostengano la posizione dell’Europa e premono perchè il progetto Jadar venga portato avanti. Ci sarebbe da chiedersi quale sia la loro voce in capitolo e quali interessi li leghino a questa faccenda.

La miniera costituisce d’altra parte anche un elemento strategico per la politica serba che, come al solito, cerca di mantenere rapporti proficui sia con il mercato orientale che con quello occidentale, gestendo intelligemente la sua posizione di neutralità. Per quanto riguarda il litio, pare che la posizione del governo sia a favore dell’UE piuttosto che della Cina.

Bisogna comunque tener conto che, mentre l’Europa è assetata di questo minerale di cui non ha grande sorgenti, la Cina resta il terzo produttore al mondo di litio dopo l’Australia e il Cile quindi ha problemi minori per quanto riguarda l’approvvigionamento di questa risorsa.

Vucic spinge fortemente per l’apertura della miniera negando la presenza di qualsiasi rischio per la popolazione circostante e per l’ambiente e sostenendo che tutte le misure necessarie verranno prese sfruttando le tecnologie più avanzate. Inoltre sostiene che la miniera porterà a una crescita importante del prodotto interno lordo del paese.

Alcune fonti serbe parlano già di accordi definiti con produttori di veicoli elettrici in Europa, in particolare si fa riferemento alla società Mercedes Benz.

Mentre l’unico giacimento di Jadarite al mondo, contenente boro e litio, è presente solo in Serbia, ci sono altre sorgenti al mondo da cui l’oro bianco può essere estratto. Ma come avviene l’estrazione del litio nei siti attualmente esistenti?

L’estrazione del litio viene effettuata attraverso due modalità principali: sfruttamento delle saline ed estrazione da roccia.

Le saline le ritroviamo sopratutto nel cosiddetto “Triangolo del litio° che si estende tra Cile, Bolivia e Argentia, mentre giacimenti ad estrazione mineraria si ritrovano in Russia, Australia e Canada.

Le saline sfruttano l’evaporazione di enormi quantità d’acqua e sono considerate il metodo più efficiente. Ma cosa si intende per efficienza?

Parliamo di un bisongo di circa 500,000 galloni di acqua per ottenere una tonnellata di litio. Sostanzialmente per un chilo di litio c’è bisogno di almeno 200,000 litri di acqua. Se teniamo conto che la batteria di una Tesla contiene almeno 12 chili di litro, è facile calcolare l’acqua consumata per la sua produzione.

La tecnica di estrazione dalle miniere prevede, di solito, la creazione di mieniere a cielo aperto (anche se Rio Tinto sostiene che non sarà questo il caso per la miniera di Jadar). Da queste mieniere, a parte il litio, vengono anche estratti altri metalli che, ovviamente, vengono anch’essi distribuiti sul mercato. Questa seconda tecnica ha un forte impatto paesaggistico, anche tenendo conto che queste miniere hanno estensioni enormi. Inoltre le attravità conseguenti all’estrazione richiedono enormi quantità di C02 che viene poi rilasciato nell’atmosfera.

Open pit example

Ma com’è la situazione attuale in Europa?

I giacimenti più ricchi di litio si trovano in Portogallo e in Serbia.

In Portogallo è stato scoperto recenemente un nuovo filone nella “Mina di Barroso” che pare nasconda enormi quantità di litio. Le attività sono però bloccate da anni a causa di estese proteste promosse dalle popolazioni locali.

La zona in cui si troverebbe il giacimento è una zona agragria considerata patrimonio protetto. Inoltre le terre coltivate circostanti costituiscono la fonte principale di sostentamento delle famiglie del luogo che vivono portando avanti le loro attività da generazioni. La creazione di questa miniera porterebbe quindi anche a danni economici per le famiglie, infatti ci si chiede, in Portogallo come in Serbia, se il profitto portato al paese da queste attività di scavo, sia maggiore del guadagno che la popolazione potrebbe ottenere sfruttando le risorse naturali che la terra ha da offrire.

Si arriva a quello che diversi esperti hanno definito il “paradosso dell’energia pulita” dove per ottenere energia pulita e creare veicoli a trazione elettrica andiamo a creare danni all’ambiente per l’estrazione del litio che è uno degli elementi chiave per la produzione delle batterie.

Bisogna tener conto d’altra parte che l’interesse economico in gioco è notevole. Al momento l’Australia, il Cile e la Cina producono il 90% del litio utilizzato nel mondo, e si tratta di un mercato che sta raggiungendo gli 8 miliardi di dollari e si stima che crescerà di ben 6 volte entrol il 2050. Si capisce quindi, perchè nessuno delle parti in gioco sia disposta a cedere la propria fetta, nonostante le preoccupazioni ambientali.

Andiamo a vedere più nel dettaglio la situazione attuale per quanto riguarda l’estrazione del litio nei paesi più coinvolti.

Gli Stati Uniti, al momento, hanno un ruolo relativamente marginale nel mercato del litio, ma le aziende di estrazione hanno terreno fertile, in quanto in base alle informazioni che sono riuscito a reperire, le regolative legate alle estazioni minerarie sono molto vecchie e risalgono al 1872. In particolare non ci sono politiche specifiche di salvaguardia delle risorse idriche, che sono a rischio nei pressi dei giacimenti che utilizzan saline per ricavare il litio.

La recente scoperta del nuovo sito di Thaker Pass si pensa possa proiettare gli Stati Uniti in alto nella classifica dei produttori mondiali di litio in quanto potrebbe rivelarsi il secondo giacimento più grande al mondo. Ovviamente le proteste delle popolazioni locali si fanno sentire. Si stima che le operazioni di estrazione andranno ad utilizzare circa 6 miliardi di litri di acqua all’anno, pari al consumo di 15,000 abitazioni in un anno.

Oltre all’impatto sulle risorse idriche bisogna considerare l’effetto dei rifiuti minerari, che sono sostanze inquinanti e a volte tossiche che vengono generate durante i processi di estrazione. Queste sostanze, se non smaltite adeguatamente, possono portare alla contaminazione di acqua e terreni, nonechè danneggiare la fauna locale. Diverse fonti riportano preoccupazioni per la possibile estinzione di specie animali e vegetali caratteristiche dei luoghi di estrazione.

Il Portogallo, come detto, possiede una delle più grandi riserve di litio in Europa e i giacimenti sono per lo più gestiti dalla compagnia inglese Savannah Resources che è anche responsabile del progetto che coinvolge la miniera di Barroso. Anche in Portogallo c’è grande preoccupazione per la gestione dei rifiuti di estrazione.

In Cile la situazione è un po’ diversa in quanto i giacimenti sono per lo più collocati in zone desertiche, sulle Ande e l’impatto e meno evidente, anche se diversi studiosi hanno riportato possibili rischi per alcune piante specifiche di quei territori.

Il quarto produttore al mondo di litio è l’Argentina, in cui al momento ci sono circa 50 potenziali progetti di estrazione. Anche qui diverse comunità sono scese in strada in segno di protesta. In particolare pare ci sia anche preoccupazione relativa all’alto livello di disinformazione e mancanza di dettagli forniti dalle compagnie e dal governo sulle modalità e conseguenze di queste attività minerarie.

In conclusione, come è evidente, non solo la popolazione serba è preoccupata per gli impatti di queste attività di scavo sull’ambiente e le comunità limitrofe ai giacimenti, ma si tratta di un sentimento condiviso da tutte le popolazioni del mondo, che hanno dovuto fare i conti con questa nuova realtà.

Probabilmente, le forze in gioco sono di una tale portata che difficilmente potranno essere fermate ma per lo meno, andrebbero definite normative e procedure per cercare di minimizzare l’impatto sull’ambiente e rendere questa transizione verso il verde, un po’ meno grigia.

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