Il concetto di onomastico come è inteso nei paesi cattolici non esiste nella religione ortodossa serba, ma esiste qualcos’altro che coinvolge l’intera famiglia: la Slava. Per saperne di più ascola la puntata di oggi o leggine la trascrizione a in fondo alla pagina.
La Slava appare anche in molte pellicole di origine serba, prima fra tutte “Ivkova Slava” da cui deriva l’immagine all’inizio di questo articolo e di cui sotto potete vedere un estratto.
La chiesa ortodossa serba utilizza il calendario giuliano, a differenza dalla chiesa cattolica ( e la maggior parte dei paesi del mondo) che utilizzano il calendario gregoriano.
L’utilizzo di due calendari diversi si riflette nella struttura del relativo calendario liturgico e nella distribuzione delle festivita’ dei santi durante l’anno.
C’è una differenza di 13 giorni tra i santi celebrati nei due calendari. Se guardiamo a uno dei santi più importanti della religione ortodossa, San Nicola, importante anche per gli abitanti della città di Bari vediamo che viene festeggiato a Bari il 6 Dicembre e in Serbia il 19.
Stessa differenza tra il giorno in cui si celebra, ad esempio San Luca, che per la religione cattolica si festeggia il 18 Ottobre mentre per la religione ortodossa è il 31 Ottobre.
La scelta dei due diversi calendari si riflette anche nelle cosidette feste mobili, come la Pasqua. Il calcolo della data segue la stessa regola, quella stabilita nel Concilio di Nicea del 325, secondo la quale il giorno di Pasqua cade nella prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera.
Gli Ortodossi usano però ancora il calendario giuliano e questo fa sì che ci sia una differenza di alcuni giorni in questo calcolo. Ad esempio nel 2023 la Pasqua ortodossa si celebrerà domenica 16 aprile, una settimana dopo la Pasqua cattolica. Ci sono anche anni particolari come il 2017 o il 2025 in cui le due festività coincidono.
Il natale ortodosso è festeggiato il 7 Gennaio e non il 25 Dicembre come in Italia e gli altri paesi cattolici.
Quindi in base a quanto detto prima, si potrebbe pensare che gli onomastici in Italia e in Serbia siano sfasati di 13 giorni. Sì e no, in quanto in Serbia la celebrazione dell’onomastico viene sostituito dalla slava in cui si festeggia il Santo protettore della famiglia. La slava era in passato festeggiata da numerose popolazioni slave mentre al giorno d’oggi è presente prevalentemente in Serbia.
Ci sono diverse teorie relative all’origine della slava e al motivo per cui alcune famiglie festeggiano particolari santi piuttosto che altri. Una delle teorie più popolari, sostiene che si tratti di una cristianizzazione di un’antica celebrazione slava relativa al culto degli antenati. Il santo celebrato nella slava viene ereditato da parte di padre, e le donne, una volta sposate, adottano la slava appartenente alla famiglia del marito.
Il giorno della slava le porte si aprono a familiari e amici che vengono a porgere omaggio al santo protetto del nucleo familiare. Le preparazioni iniziano già qualche giorno prima visto che è necessario organizzare la disposizione dei tavoli e il cibo (di solito cibo tradizionale) da servire agli ospiti.
Un aspetto che mi ha sempre colpito della celebrazione della slava serba è che non c’è un orario preciso in cui gli ospiti sono attesi, ma ognuno si presenta ad orari diversi (di solito a partire dal primo pomeriggio) e può decidere di trattenersi solo una mezz’ora per porgere gli auguri o rimanere per diverse ore. A quanto mi hanno raccontato in alcune zone della Serbia le slave possono protrarsi anche per diversi giorni (la famosa commedia Ivkova Slava parla proprio di un properietario di casa che festeggia la sua slava e non riesce più a liberarsi di una masnada di ospiti molesti).
Alcune famiglie invitano anche tamburasi e trubaci (se non sai cosa sono puoi ascolare la puntata 105 in cui spiego chi sono) per allietare gli ospiti con della musica durante la celebrazione della slava.
Un altro interessante particolare è il fatto che molte famiglie festeggiano lo stesso santo, il che porta spesso a doversi recare a più slave durante la stessa giornata (serve allenamento). Questo si creda sia dovuto al fatto che al tempo della cristianizzazione delle popolazioni slave e delle tribù pagane, la lista dei santi non conteneva le centinaia di nomi che vediamo al giorno d’oggi per cui la maggior parte delle slave festeggiano santi relativi agli albori del cristianesimo, come ad esempio San Nicola, Arcangelo Michele, San Giorgio. Si può anche notare che la maggior parte delle slave hanno luogo in autunno e inverno, questo perchè erano i periodi in cui le famiglie erano meno occupate con il lavoro nei campi e gli allevamenti
Alcuni dettagli relativi alla celebrazione della slava possono variare in base alla zona geografica, ma ci sono degli elementi che sono sempre presenti durante la celebrazione della slava e sono žito (si pronuncia più o meno come scito) anche noto come koljvo (coglivo), slatko e pogača (pogacia).
Essendo una festività religiosa importante, viene riconosciuta dallo Stato come giornata non lavorativa. Ma come organizzare la cosa quando ogni famiglia ha una slava diversa? Al momento dell’assunzione, il dipendente dichiara al datore di lavoro il giorno della propria slava che viene annualmente considerata come giornata non lavorativa per il dipendente.
Ma allora, potreste chiedervi, e i cattolici che non hanno una slava perdono un giorno di ferie? Per ovviare a questo, chiamiamolo “inconveniente”, i cattolici hanno la possibilità di scegliere come giorno non lavorativo la propria data di celebrazione del Natale, ad esempio il 25 Dicembre. Infatti, se siete stati attenti, ormai saprete che il natale ortodosso si celebra il 7 Gennaio, quindi, di conseguenza, il 25 Dicembre diventa un normalissimo giorno lavorativo come tutti gli altri.
Una delle esperienze più strane e allo stesso tempo alienanti, almeno per me, è stato il mio primo 25 Dicembre in Serbia dopo anni ed anni abituato alle atmosfere natalizie dei paesi cattolici. La sensazione di camminare in strada il giorno di Natale e realizzare che non c’è assolutamente nessuna differenza con un qualsiasi altro giorno dell’anno è un’ esperienza che è difficile descrivere e dovrebbe essere provata.
C’è però da dire che l’atmosfera natalizia viene poi respirata a pieno esattamente con 13 giorni di “ritardo”, almeno per noi.
Ma torniamo a parlare dei tre elementi tipici della slava serba: žito, slatko e pogača.
Lo žito è un piatto, di solito servito freddo, che consiste in grano cotto tritato mischiato con noci tritate, un po’ di zucchero e a volte un po’ di vaniglia. L’utilizzo di questa pietanza è stata introdotta in tempi molto antichi e si richiama ai riti di oblazione del vecchio testamento in cui venivano offerti a Dio prodotti del suolo (vegetali e cereali).
Lo stlatko consiste in della frutta sciroppata e viene offerta di solito dalla padrona di casa a ogni ospite come gesto di benvenuto. All’ospite appena arrivato si serve un cucchiano di slatko accompagnato con dell’acqua.
Il terzo elemento pressoché costante durante una slava degna di tal nome è la pogača. Si tratta di un simbolo fortemente legato alla religione ortodossa e il corpo di cristo al pari dell’ostia cattolica nella celebrazione dell’eucarestie.
Le famiglie più religiose, portano al mattino la pogača in chiesa per farla consacrare da un prete ortodosso. Al momento della divisione viene spezzata seguendo a forma di croce creando dei quandranti circolari, viene cosparso con del vino e un assaggio viene distribuito agli ospiti.
Le portate principali consistono in prelibatezze tipiche della cucina serbe (di cui parleremo in un’altra puntata) e le varianti a mio parere più gustose sono quelle che si ritrovano nelle cosiddette posne slave, ovvero slave che ricorrono di mercoledì o venerdì o in generale in una giornata di digiuno.
Durante queste slave non vengono serviti piatti di carne (punto forte della cucina serba) ma solo piatti a base di verdure e pesce. Ad esempio un piatto abbastanza raro e molto gustoso che viene servito durante queste slave è la variante detta “posna” delle sarme. Sostanzialmente si tratta di involtini di verza in salamoia (verdura popolarissima nel nord della Serbia) ripieni di verdure, riso e pesce. Di solito preparati con pesce gatto o carpa.
A questo punto se qualcuno dovesse invitarvi alla propria slava, sapete cosa aspettarvi.
Non dimenticatevi di portare una bottiglia di vino per il padrone di casa e una volta entrati in casa augurargli una felice slava con la tipica espressione “Srečna slava domačine!”.